Nonostante sia noto che un elevato consumo di sale causi un precoce invecchiamento intestinale, oltre che aumentare le probabilità di malattie cardiovascolari, solo di recente sono partiti degli studi clinici per capire il meccanismo molecolare alla base di questo effetto.
Le ricerche in corso, attualmente solo sui topi, rivelano che il processo di invecchiamento causato dalla troppa assunzione di sale è direttamente collegato ai segnali di trasduzione mediati da alcuni batteri, che popolano il nostro organismo, e che sembrano non essere più del tutto efficienti.
Naturalmente l’invecchiamento è un processo inevitabile per l’essere umano, causato dal lento ma inarrestabile declino delle funzionalità degli organi, ma forse non tutti sanno che, pare, l’invecchiamento inizi proprio dall’intestino.
Con l’aumentare dell’età le funzioni metaboliche dell’intestino diminuiscono e di pari passo si va a modificare anche il microbiota, riducendosi in termini di quantità ma anche di varietà dei batteri che lo compongono. Questa alterazione porta ad una riduzione dei livelli di enzimi digestivi e quindi ad un mal assorbimento dei nutrienti, oltre a facilitare l’insorgenza di infiammazioni croniche.
Una corretta dieta, assunzione di pre e postbiotici possono aiutare nel mantenimento della salute intestinale, contrastando per quanto possibile l’invecchiamento.
Arriviamo quindi alla questione che coinvolge troppo spesso le nostre tavole: l’uso del sale.
La troppa assunzione di sale gioca un ruolo nello sviluppo di diversi disordini gastrointestinali, in quanto va a modificare il microambiente intestinale alterandone gli equilibri.
Questa correlazione tra massicce dosi di sale, microbiota ed invecchiamento intestinale è interessante oggetto di studi presso numerosi centri di ricerca.
Fonti: Liu TH et al. Front Nutr. 2022 Oct 28;9:1046833.