Nel contesto del congresso della Società Scientifica MICS (Microbiota International Clinical Society) tenutosi sabato 20 aprile a Milano, si è parlato anche di postbiotici, dalla loro definizione al loro miglior utilizzo in ambito clinico.
C’è ancora molta confusione sulla definizione di postbiotico. La definizione dell’ISAPP non trova consenso nella comunità scientifica che vorrebbe continuare a tenere separate le tre tipologie di composti attualmente unificate nella visione dell’ISAPP: para-probiotici (batteri inattivati), lisati batterici (che comprende le membrane, pareti batteriche e componenti citoplasmatiche) e postbiotici (metaboliti derivati dalla fermentazione microbica). L’intervento della Professoressa Rescigno chiarisce questo punto dando la definizione di postbiotico formulata già nel 2013 (Tsilingiri, Rescigno. 2013), frutto di numerosi anni di studio di queste preparazioni e che garantisce la riproducibilità della materia prima. Il suo gruppo di ricerca insieme a molti altri ricercatori internazionali hanno definito i postbiotici come una miscela di metaboliti che vengono rilasciati dai batteri, i quali vengono allontanati e non incorporati nella preparazione (Nat review gastro hep). Un concetto quindi molto diverso da quello descritto dall’ISAPP.
Quali sono i possibili meccanismi d’azione dei postbiotici?
Il primo, è quello di modulare il microbiota dell’ospite; il secondo, va ad agire rinforzando la barriera intestinale che costituisce il primo step di interazione tra ospite e batterio, oltre ad accogliere il 70% del sistema immunitario umano. Il terzo, è quello della modulazione della risposta metabolica ed ormonale sistemica, che coinvolge il famoso asse intestino-fegato-cervello.
L’attenzione si è poi spostata su un concetto ripreso da Ippocrate, ovvero che tutte le malattie hanno origine dall’intestino, e sul leaky gut o sindrome dell’intestino gocciolante che è alla base di molte morbilità.
Un intestino permeabile, la cui barriera intestinale e il muco che lo protegge si assottigliano a causa di un’infiammazione o disbiosi, porta batteri o le loro componenti ad entrare nella circolazione sistemica andando a raggiungere tutti gli organi, favorendo lo sviluppo di una vasta serie di malattie dal fegato, alla tiroide, cervello e ultimamente anche malattie cardiometaboliche.
Gli studi attuali si stanno proprio concentrando sugli effetti positivi che i postbiotici possono avere sul leaky gut, impedendo a microorganismi nocivi di entrare in contatto con altri distretti corporei al di fuori dell’intestino.
Ma quali sono i vantaggi dei postbiotici? In primis la loro conservazione che richiede molti meno accorgimenti non dovendo garantire la vitalità dei probiotici, pertanto possono essere trasportati anche in aree geografiche più svantaggiate dove non viene garantita la catena del freddo.
I postbiotici proprio perché non contenenti batteri vivi o componenti della parete e membrana cellulare, sono somministrabili anche ad individui particolarmente fragili, in quanto hanno una sicurezza di utilizzo in questi pazienti impareggiabile.
Infine, ovviamente, non essendo vivi ma anzi trattandosi solo di prodotti del metabolismo, non si presenta la problematica del concomitante trattamento antibiotico: possono essere infatti assunti contemporaneamente ad una cura antibiotica non correndo il rischio di inattivarli.
Possiamo quindi sostenere che i postbiotici siano il futuro per il benessere del microbiota?
The perfect harmony between body and mind, tips for living well
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